Pittura > Polittico del Dare e Avere, 2015
Figure mitologiche, luoghi che emergono dalla memoria, improbabili giochi o spettacoli immaginari, sono spesso dipinti dall’artista su carte vecchie o antiche, magari destinate ad altri usi. L’utilizzo di tipi di carte particolari, pregiate, rare o già utilizzate, è cosa particolarmente amata da Santacroce: ha lavorato su carta Fabriano Roma, sulla Doppio Protocollo 63x43, sulla carta Aetna del cartaio Conti, sulla marmorizzata e sulla vergatina di Pineider, sulla Münchener Aktstudienblock della Vang e perfino su carta Selling e di vecchi registri. Una predilezione, quella per le carte usate, che nasce dal sentire in esse il sapore del vissuto, qualcosa di vivo pronto ad accogliere l’opera d’arte per continuare a vivere in simbiosi con essa. E il caso delle carte di cui l’artista si serve per realizzare il polittico del Dare e Avere: utilizzandole l’artista sembra voler sottolineare l’unione di ciò che apparentemente ha un carattere disgiuntivo (il dare e l’avere); ma, ancor più, vuole raccontare il suo tentativo di sottrarre quelle carte all’uso arido della contabilità.